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Immagine del redattoreLaurence Landais

Rientro al lavoro dopo la maternità: perché pensarci in gravidanza

Aggiornamento: 4 giorni fa


Una donna su 5 è costretta a lasciare il lavoro dopo la maternità


Rientro al lavoro dopo la maternità: se ti stai chiedendo ‘davvero devo pensarci ora che sono ancora in gravidanza?’, ti condivido un po’ di numeri che forse ti potranno fare cambiare idea.


In Italia una lavoratrice su cinque esce dal mondo del lavoro dopo aver avuto un figlio


Dai dati del Rapporto di Save the Children, emerge che in Italia il tasso di occupazione femminile (età 15-64 anni) è stato del 52,5% nel 2023 (contro una media UE del 65,8%).


Le sfide legate alla cura della prole rappresentano il 63,6% di tutte le motivazioni di dimissioni fornite dalle lavoratrici madri.


A queste motivazioni si aggiunge che a casa, dopo il parto, le mamme non si sentono per niente sostenute dai servizi pubblici e che in questa fase il supporto alle madri ricade interamente sul partner e sui parenti. 


Questo genera una situazione in cui la rete di sostegno è molto insufficiente e impedisce alla maggior parte delle madri di riprendere il lavoro con serenità.



Rientro al lavoro dopo la martenità, perché pensarci in gravidanza


Come affrontare il rientro al lavoro dopo maternità


Le madri che desiderano tornare al lavoro si trovano ad affrontare una serie di preoccupazioni che possono riguardare vari aspetti che si traducono in domande che forse ti stai facendo anche tu:


Rientro a lavoro dopo la maternità: come gestire gli orari?


Questo è un aspetto che dipende molto dal tipo di lavoro e dal tipo di contratto. Il mio consiglio è quello di indagare su eventuali esperienze passate in azienda (colleghe che ci sono passate, ecc.), e poi di chiedere informazioni a una consulente del lavoro sui tuoi diritti e su cosa ti converrebbe fare. Questo passaggio è importante perché ti permetterà di fare delle scelte consapevoli. 


E se il datore di lavoro non dovesse accettare di ”concederti” quelli che sarebbero tuoi diritti, potresti poi valutare di cercare un altro lavoro in un contesto migliore. Potrebbe sembrarti impensabile al momento ma spesso la consulenza sui propri diritti aiuta a sentirsi motivate per fare una serena ricerca.


Come farò ad allattare durante il lavoro? 


Potrebbe essere una delle principali preoccupazioni ma in realtà, allattamento al seno e lavoro sono spesso conciliabili. Si tratta di ricevere per tempo le informazioni giuste e di organizzarsi per avere un sostegno adeguato.


Come gestirò il distacco e i sensi di colpa?


È normale. In alcuni casi i bambini che teniamo in braccio sono il frutto di una lunga (a volte lunghissima) attesa e ricerca. Doverli lasciare per tornare al lavoro può essere doloroso se non ci si sente pronte. Questa è una buonissima ragione per pensarci per tempo e riflettere sulle tue aspettative e i tuoi desideri, e per fare un piano.


A chi lascerò il bambino?


Nel rapporto di Save the Children si legge che la maggior parte delle famiglie preferirebbe lasciare il neonato ai nonni. Così, il 74,6% delle madri che dà le dimissioni lo fa perché non ha parenti a cui lasciare il bebè. In base all’età del bambino al momento del rientro al lavoro potrebbe essere troppo presto per il nido, oppure non rientra nelle graduatorie e i nidi privati sono pure tutti pieni.


Come organizzarsi in attesa del posto al nido?


Prima di tutto come coppia potrete informarvi sui congedi parentali per poterli sfruttare entrambi fino al tetto massimo consentito. Questo permetterà a entrambi di mantenere il proprio lavoro senza necessariamente sacrificare il lavoro della mamma.


Dopodiché, parallelamente ai congedi parentali potrete coinvolgere anche una tata.


Nei miei 16 anni di esperienza quando lavoravo anche come tata-doula proprio al momento della ripresa del lavoro da parte della mamma, ho potuto constatare quanto sia difficile per i genitori individuare persone fidate. Per me, il segreto per trovare la tata giusta sta in alcuni punti chiave:


  • pensarci con molto anticipo

  • selezionare in base a esperienza, feeling con la persona, modalità di lavoro, ecc.

  • il tempo di compresenza che deve essere il più lungo possibile. Accogliere la futura tata 3 volte a settimana fin dai primi mesi aiuterà il bambino ad abituarsi a stare con lei quando dovrà separarsi da te perché tornerai al lavoro.


Come rientrerò al lavoro con un neonato di 3 mesi?


Per rientrare al lavoro avendo un neonato o una neonata (o più di uno/a!) di 3 mesi a casa dovrai individuare in tempo una tata che possa inserirsi nella vostra routine giornaliera almeno un mese prima del tuo rientro. Infatti di solito gli ingressi nei nidi pubblici e privati avvengono a settembre (alcuni posti nei nidi prevedono l’ingresso a gennaio ma sono molto pochi) e quindi come minimo dovrai coprire con una tata i mesi che mancano all’ingresso al nido. Ovviamente anche i nonni potranno essere coinvolti nella gestione quotidiana ma è bene pensare ad una vera e propria squadra che possa funzionare anche quando una sola persona ha un impedimento. Distribuire le ore di baby-sitting tra i nonni e una o due tate riduce il rischio di trovarsi senza nessuno in caso di imprevisti.


Come farò a tornare a lavoro dopo un mese dal parto?


Per rientrare al lavoro a 1 mese dall’arrivo del bambino o della bambina dovrai procedere con molta accortezza. Se hai partorito tu stessa, dovrai prima di tutto assicurarti che il tuo corpo possa reggere i turni di lavoro. Dovrai quindi anticipare la visita ostetrica prevista ai 40 giorni dopo il parto per avere l’ok da parte dei medici che ti seguono. 


Se allatti al seno le poppate saranno molto più frequenti quando sarai a casa, mentre durante le ore lavorative dovrai organizzarti con un tiralatte efficiente per evitare ingorghi e mastiti. Il/la/i/le neonato/a/i/e potranno stare con il/la partner durante la tua assenza oppure potrai organizzarti fin dalle prime settimane a casa con un team di nonne/i, doule e tate in modo che siano pronti per lavorare in autonomia al momento della tua ripresa.


Come concilierò vita privata e lavoro? 


Qui entra in gioco la divisione dei carichi nella coppia e la pianificazione degli aiuti, fatta a tavolino. Sì, può sembrare razionale e calcolato, ma secondo il rapporto di Save the Children, il 40% delle mamme vive un periodo di crisi con il partner dopo la nascita del figlio, perché la maggior parte dei carichi ricade sulle sue spalle. 


Dedicare un tempo di riflessione a questi aspetti prima del parto sarà probabilmente uno degli strumenti più semplici e potenti che hai a disposizione per fronteggiare questa difficoltà, insieme al prevedere regolari e frequenti momenti di condivisione e rettifica del piano dopo il parto. 



Rientro al lavoro dopo maternità: le esperienze di alcune donne


Rientrare al lavoro dopo la maternità può essere davvero difficile. Alcune donne perdono l’interesse nel lavoro che fino ad allora hanno svolto con grande soddisfazione. È il caso di Caterina, che ora a 6 mesi dal parto si chiede se vorrà continuare a lavorare come Project Manager in una grande azienda che si trova a 100 km da casa.


Per altre la difficoltà a gestire il lavoro di cura e a conciliarlo con gli orari di lavoro di entrambi i partner potrebbe portare ad abbandonare il lavoro. Se non ben ponderata, questa scelta può portare molto velocemente a situazioni di squilibrio nella coppia che saranno difficili da sanare in un secondo momento. Per approfondire questo argomento ti invito a leggere la newsletter del 7 ottobre 2024 di Taryn Di Ventura A cosa mi serve lavorare se tutto quello che guadagno lo spendo in nido e baby sitter?.


In generale occuparsi di un bambino h24 come spesso succede nelle famiglie attuali, con i nonni lontani o troppo anziani per aiutare e poco altro aiuto, rappresenta un rischio per la salute mentale del genitore maggiormente coinvolto.


Paradossalmente, quando hai un neonato in casa andare al lavoro è un modo anche per riposarti dal lavoro di cura, tornare a pensare e a interagire con altre persone adulte, avere stimoli e smettere di pensare tutto il tempo ai bisogni pressanti di un esserino totalmente dipendente dalle cure altrui.



Un esercizio per te: quali sono i tuoi desideri e le tue aspettative?


Sei arrivata fin qui e ti chiedi come fare per iniziare a prepararti concretamente? Prendi un foglio o apri l’app delle note nel cellulare e fai un elenco delle tue aspettative riguardo al post-parto e alla ripresa del lavoro: cosa, come, quando, in che modo, ecc. Sarà un primo step di riflessione utile per te e per ragionare in coppia. Poi chiediti: sono aspettative realistiche? Con chi posso confrontarmi?


Nel prossimo articolo parlerò di come gestire l’allattamento nel caso di rientro a lavoro dopo la maternità.



Vuoi rientrare al lavoro dopo la maternità?


Ho creato un percorso gratuito in 5 mail in cui condivido con te alcuni degli strumenti che uso con le famiglie per affrontare le sfide del post-parto per pianificare con anticipo una serena ripresa del lavoro.


Puoi ricevere subito la prima mail compilando il form di iscrizione









Non mi conosci?


Mi sono formata come doula presso l’Associazione Eco Mondo Doula nel 2008, ottenendo poi la certificazione di professional post-partum support con Joy in Birthing & Bumi Sehat nel 2015 e quella di Newborn Mothers Postpartum Professional con Newborn Mothers Australia nel 2018. Dal 2013 sono socia dell'associazione Mammadoula.


Sono peer counselor in allattamento. Ho seguito il corso base secondo il modello OMS UNICEF nel 2016 e poi anche il corso avanzato nel 2017, il corso sull'allattamento dei gemelli a inizio 2021, e infine un ulteriore corso di approfondimento di 35 ore sulle difficoltà in allattamento nel 2022.



La doula è unə professionista operante nel settore del sostegno alla genitorialità e offre il suo sostegno emotivo, pratico e informativo alle donne e coppie durante la gravidanza e il post-parto. Non si sostituisce all'ostetrica e non possiede alcuna formazione medica.


Nella mia pratica come doula e peer counselor in allattamento mi avvalgo della collaborazione con la consulente IBCLC Micaela Notarangelo o di altre consulenti professionali in allattamento presenti sul territorio ogni volta che lo ritengo necessario per la buona prosecuzione dell'allattamento delle mie clienti.



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